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Una riflessione personale contro la violenza sulle donne

un riflessione

Sulla violenza contro le donne e del perchè non potrà mai essere eliminata

La violenza dell’uomo sulla donna può essere interpretata come una manifestazione distorta di un’angoscia primordiale: quella del bambino che, nel momento in cui perde il contatto visivo con la madre, sperimenta un senso di annichilimento e smarrimento. Questo momento critico rappresenta una delle prime sfide evolutive, in cui il bambino è chiamato a elaborare l’assenza senza percepirla come una minaccia alla propria esistenza. Quando questa fase di sviluppo non viene superata, il bambino non riesce a sviluppare un senso di sé autonomo, restando intrappolato in una dipendenza emotiva patologica.

Crescendo, il bambino non maturo porta con sé questa ferita irrisolta, proiettandola nelle relazioni adulte. L’uomo violento, in questo senso, è un bambino che non ha reciso il cordone ombelicale con una “madre immaginaria”, percependo la donna non come un individuo autonomo ma come un’estensione di sé, su cui esercitare controllo per scongiurare il senso di vuoto e annichilimento. La violenza diventa così una tragica forma di potere illusorio, un tentativo disperato di negare il proprio senso di impotenza e la paura dell’abbandono.

In realtà, dietro l’aggressività dell’uomo violento si cela una profonda immaturità affettiva, incapace di accettare la perdita e di costruire un rapporto basato sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco.

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